La storia del mercoledì: Ragazzo negro

Richard è un bambino di 4 anni, di colore, nato a Natchez, Mississippi, nei primi anni del Novecento. Il suo primo scontro con il mondo è dettato dal silenzio; così, quando sua madre gli intima di star zitto per via della nonna malata, Richard cerca un modo per dar adito alla sua energia di bambino, dando accidentalmente fuoco alla casa in cui vive. Un inizio violento che presagisce una costante della sua vita: la ribellione al silenzio, in tutte le sue forme.
Scritto nel 1945, Ragazzo negro è il romanzo autobiografico di Richard Wright, in cui il percorso dall’infanzia alla giovinezza sembra perennemente scandito dagli echi del silenzio, della fame e della violenza.

I primi anni di vita di Richard sono segnati da esperienze drammatiche: giunto a Memphis con la famiglia, il bambino subirà l’abbandono del padre, patirà la fame nera e disperata, diventerà un alcolista all’età di sei anni, imparerà le sue prime parole oscene e finirà in orfanotrofio.
Trovati i soldi per lasciare la desolazione di Memphis, Richard e la sua famiglia faranno una breve sosta nella casa dei nonni materni a Jackson, prima di raggiungere una zia nell’Arkansas.
Dopo una prima infanzia vissuta sballottato da un posto all’altro, le cose sembrano andare un po’ meglio, finché la madre di Richard non viene colpita da una paralisi e sono così costretti a tornare dai nonni.
La casa di Jackson è dominata da una ferrea disciplina religiosa che tuttavia non riuscirà mai a conquistare il bambino, ma sarà causa di forti scontri tra Richard e la nonna.

Dopo anni passati da una casa all’altra, è solo durante l’adolescenza che Richard potrà frequentare la scuola in modo assiduo, dimostrandosi un ragazzo capace e pieno di curiosità. Nel frattempo inizia un’innumerevole serie di lavoretti per potersi guadagnare qualcosa, e così fa il primo incontro diretto con la società bianca. Richard non riesce a capire le ingiustizie imposte dai bianchi e, sebbene ne sia terrorizzato, non riuscirà mai a piegarsi ai dettami della cultura nera stabilita dai bianchi; il ruolo che i bianchi hanno scelto per lui e per i suoi simili, un ruolo di sottomissione e perenne umiliazione, lo allontanerà anche dalla sua gente che, al contrario di lui, decide di sottostare impotente alla legge dei bianchi.

La vita di Richard è segnata dalla solitudine: relegato nel mondo dei neri, la sua costante volontà di ergersi ad essere umano lo rende un emarginato nella sua stessa comunità, incapace di comprendere le motivazioni che lo sospingono ad elevarsi come essere a sé. Il mondo nero è fatto di soprusi e carognate, ma Richard continuerà a ribellarsi.
Alla solitudine si aggiunge il perenne peso del silenzio: zittito dai bianchi, zittito dagli altri neri, zittito dalla sua stessa famiglia, Richard non trova mai una risposta dagli altri, se non attraverso le sue stesse elucubrazioni. Richard è un bambino curioso, affamato di sapere, ma nessuno sembra voler soddisfare questo suo bisogno. Abbandonato a se stesso, Richard trova le risposte che cerca nei libri; di qualsiasi genere essi siano, sono i libri la chiave per scoprire il mondo, in tutte le sue forme più recondite. Grazie alla lettura, Richard scopre anche il potere delle parole, un potere enorme, apparentemente innocente, ma in grado di ferire; un’arma raffinata e tagliente che il futuro scrittore afroamericano userà per uscire finalmente dal silenzio che lo ha oppresso per tutta la vita.

Romanzo dai tratti duri, la violenza che ne emerge è sconcertante. La supremazia bianca regna sovrana e i neri esercitano su se stessi la repressione voluta dai bianchi; qualsiasi atto di sicurezza da parte di un nero, manda in crisi la coscienza bianca, minando la sua legittimazione a tali crudeltà. Dall’altra parte, i neri accettano mestamente questa condizione, sentendosi così avallati nel compiere atti a discapito della morale bianca: se è il bianco che mi dà lavoro ma mi paga una miseria e mi maltratta, io nero posso allora vendicarmi rubando, truffando l’uomo bianco. E tutto ciò ai bianchi sta bene, perché è un atteggiamento rafforzativo al loro razzismo: che rispetto si può avere per i neri se rubano?
Un circolo vizioso, dunque, che mina costantemente il rapporto tra bianchi e neri.

Richard Wright dice NO a tutto questo, vuole spezzare questa catena di ricatti e rivendicazioni macchinate dall’odio razziale, perché vuole sentirsi libero di vivere con la sua esistenza con la sua morale, con le sue idee e con tutto il suo essere.
L’alternativa per una vita migliore sembra, così, essere il nord, l’utopia del benessere nero.

Conclusioni

Ragazzo negro è la storia di un uomo che ha deciso di essere padrone del suo destino, andando oltre i limiti del colore della sua pelle, nel bene e nel male. Non solo; è la testimonianza delle penose e difficili condizioni che gli afroamericani hanno dovuto affrontare per ottenere il loro posto nel mondo.

Voto: ★★★★

7 risposte a "La storia del mercoledì: Ragazzo negro"

  1. Di Wright ho letto e riletto “Paura”, uno di quei racconti che a prescindere dal loro valore letterario o sociale mi prendono allo stomaco.

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      1. Non so… in effetti, io lo leggo nell’edizione dei “libri rossi” della Bompiani – se non erro.
        Una roba storica!

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  2. mi pare offra angoli di lettura interessanti sulla questione razziale, annosa questione, credo che il razzismo non sarà mai eliminato definitivamente, nell’uomo il bisogno di prevaricare è cromosomico.

    Il libro “Paura” cercalo in rete, se sai smanettare lo trovi

    TADS

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    1. Decisamente interessante, certi episodi hanno dell’inconcepibile.

      Sì, purtroppo dovrò cercarlo per vie “traverse”, ma continuo a prendermela se penso a quanti libri finiscono nel dimenticatoio da parte delle case editrici.
      Comunque ti ringrazio per il commento! A presto 🙂

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  3. Di solito non amo le storie che hanno come protagonisti i bambini perché spesso li si usa per fare del facile pietismo, tirando in ballo la loro innocenza… Però già il fatto che si ribelli lascia presagire che non sia di quel genere…
    Wright è un autore che mi ero appuntata in passato, magari lo leggerò.

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    1. Ti assicuro che il bambino in questione è uno di quelli svegli 😉
      Secondo me è una lettura che merita, non un capolavoro certo, ma pur sempre una testimonianza che, personalmente, ritengo arricchisca sempre un po’ il lettore. Comunque aspetterò un tuo giudizio se lo leggerai.
      A presto cara, e grazie per il tuo commento 🙂

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