Giovedì: libero _ Uscite in libreria: Maggio 2015

I libri di maggio in libreria. Qualcosa che si salva c’è sempre.

(Trame riportate dai siti promotori)

Troppa importanza all’amore
Valeria Parrella

116 pp
14 €
Einaudi

Otto racconti d’amore e non soltanto, otto storie umane sul trovarsi, sul perdersi e lasciarsi andare.
Da Napoli a Liverpool, dal silenzio dei genitori alle parole dei figli, dalla magia inconsapevole della seduzione alle controllate omissioni del tradimento, dallo sguardo di chi muore all’allegria di chi rinasce, ogni storia di Troppa importanza all’amore rivela qualcosa su ciò che ciascuno crede di conoscere meglio di chiunque altro: la propria vita. Valeria Parrella torna alla leggerezza della forma breve che ha consacrato il suo successo fin dall’esordio con mosca piú balena.

Fama tardiva
Arthur Schnitzler

168 pp
15 €
Guanda

Un riconoscimento postumo: ecco quello che si annuncia per questo testo di Arthur Schnitzler, da lui scritto a trentadue anni e finora inedito. E una fama tardiva, ironicamente, sembra toccare in sorte all’attempato protagonista, Eduard Saxberger. Borghese abitudinario, impiegato modello, assiduo frequentatore del solito caffè, Saxberger durante la solitaria giovinezza aveva accarezzato qualche ambizione letteraria e pubblicato una raccolta di poesie dall’inflazionato titolo di Wanderungen, «Passeggiate». Ma il tempo trascorso, o la tacita presa di coscienza della propria mediocrità, gli ha fatto quasi dimenticare quella prova giovanile. Se non che, con una copia del libro tra le mani, si presenta al «vecchio poeta» un giovane che si dichiara suo estimatore e, insieme alla vivace cerchia di amici, tutti sedicenti artisti, lo convince a tornare alla ribalta. Saxberger non resiste alla narcisistica tentazione e, a dispetto della sua totale estraneità alla bohème della «Giovane Vienna», accetta di farsi chiamare «maestro», di tenere letture pubbliche, di partecipare a dibattiti, di cimentarsi nella creazione di nuovi versi.
Divertita denuncia della fatuità del mondo letterario dell’epoca, ritratto di grande finezza psicologica dei dubbi e delle paure che accompagnano la tensione creativa, questo testo colpisce e conquista per la sua straordinaria modernità e verità.

Perché tu non ti perda nel quartiere
Patrick Modiano

128 pp
17 €
Einaudi

Jean Daragane, scrittore parigino vicino alla settantina, vive in totale solitudine, fuori dal resto del mondo. Un giorno, però, quando da mesi non parla piú con nessuno, il telefono di casa squilla una prima volta. Dall’altra parte del filo si ode la voce di un uomo che dice di aver ritrovato il suo taccuino degli indirizzi forse perduto su un treno, e propone un appuntamento. Daragane non vuole incontrarlo; rompere il suo isolamento gli costerebbe troppo, e in fondo i numeri segnati su quel taccuino non gli interessano. I numeri delle persone che hanno veramente contato qualcosa nella sua vita, lui infatti li conosce a memoria, e quelle persone non possono piú rispondere. Infine accetta un appuntamento ed è cosí che incrocia l’ambiguo Gilles Ottolini e la sua sottomessa e giovane compagna, Chantal Grippay. Ottolini gli dice che ha trovato nella sua rubrica un nome che gli interessa molto, Guy Torstel, ma Daragane non si ricorda di lui. In privato Chantal gli consegna il dossier che Ottolini ha preparato con i suoi appunti e la foto misteriosa di un bambino, e strappa inconsapevolmente all’oblio una vicenda accaduta sessant’anni prima: l’omicidio irrisolto di una giovane donna. Gli squilli del telefono continuano per giorni. La mattina, la sera, la notte. Raggiungono Daragane nel sonno, nel dormiveglia, senza tregua. E in una Parigi che ancora conserva le ombre del passato, riaffiorano nomi e voci che costituiscono la sua esistenza e che Daragane non aveva piú voluto ricordare.

È andato tutto bene
Emmanuèle Bernheim

162 pp
18 €

Einaudi

André Bernheim ha ottantotto anni, è un gallerista d’arte eccentrico e bon viveur, ed è già passato pressoché indenne attraverso prove fisiche tremende: ma poi è colpito da un ictus che gli blocca la parte destra del corpo, gli rende difficile comunicare e lo costringe a dipendere dagli altri. Non ci mette molto a chiedere a Emmanuèle, la narratrice, e all’altra figlia Pascale, di aiutarlo «a farla finita». Nonostante il dolore, loro accettano: sanno che per lui è insopportabile pensare di vivere immobilizzato e privato della sua dignità. E soprattutto non è un uomo a cui sia facile rifiutare qualcosa. Ma morire non è semplice, anche se lo si vuole appassionatamente. Ha inizio cosí un estenuante percorso: le due sorelle cercano un’associazione che le aiuti, ma in Francia per le persone non malate terminali il suicidio assistito non è legale e gli ostacoli burocratici, penali e morali si moltiplicano finché non trovano un’associazione svizzera. Siamo in autunno, arriva l’inverno, ma il padre chiede di rimandare alla primavera, e sarà a giugno – ennesimo prolungamento di una condizione irreale. Nel frattempo, André rifiorisce, sempre piú sano e, paradossalmente, sempre piú convinto della sua decisione. Davanti all’approssimarsi della morte non si trasforma in quello che non è, resta un padre despota, passionario, egoista, egocentrico. E mentre Emmanuèle si imbottisce di sonniferi e antidepressivi, all’arrivo della primavera André dà inizio, con levità, alla sua «cerimonia degli addii».
In un equilibrio miracoloso, Bernheim riesce a restituire le dinamiche comiche della sua bizzarra famiglia, la commozione di fronte alla debolezza del padre malato, la difficoltà e la fatica di affrontare e organizzare la sua scelta, senza mai cedere né al pathos né all’anemia emotiva. E fa di un materiale autobiografico di per sé fortissimo, un libro bello, esatto, inaspettato, toccante in modi imprevedibili.

Fine missione
Phil Klay

240 pp
19 €
Einaudi

Forse nessuno torna da una guerra. Forse anche il ritorno a casa, per chi è stato bravo o fortunato a sufficienza, non è altro che un cambiare fronte, ingaggiare una nuova battaglia; forse non è altro che
l’inizio di una nuova missione. La prima storia, che dà titolo al libro, è proprio questo: il ritorno a casa di un reduce. In Iraq ha fatto delle cose terribili: il ricordo di quando, la notte, andavano a caccia di cani che altrimenti avrebbero mangiato i cadaveri ai bordi delle strade non è nemmeno la piú atroce, tra le memorie che lo perseguitano. A casa, in mezzo a gente che non ha idea di dove sia Falluja, ritrova la fidanzata – tra loro una nuova, sconosciuta distanza – e il vecchio cane. Ma l’animale è malato, non gli resta molto da vivere. Il marine ha ancora l’M16: a casa come al fronte dovrà uccidere un cane. La freddezza con cui ha imparato a farlo, diventa quasi un atto di clemenza verso l’amato compagno, uno straziante riconoscimento di come, ormai, lui soldato abbia piú in comune con l’animale che con i suoi concittadini.
In Dopo l’azione protagonista è il trauma, la traccia lasciata dalla violenza commessa che si attacca al carnefice e lo perseguita: e come un fantasma, una possessione, si trasmette di uomo in uomo. Ozzie ha assistito alla prima uccisione di un nemico da parte di Timhead. Era il loro primo combattimento, quindi anche la loro prima morte. Ma Timhead ne è sconvolto tanto da chiedere a Ozzie di prendersene il «merito». Cosí, man mano che lo racconta ai compagni che curiosi e spaventati chiederanno com’è stato uccidere un hajji dopo mesi di addestramento, si convincerà sempre piú di essere stato lui il protagonista di quello scontro, al punto di pagarne le conseguenze. Anche quelle morali.
Quelle che racconta Klay sono storie che possiedono l’accecante lucore della verità. Sono storie che rivelano la complessa combinazione di burocrazia, noia, cameratismo e violenza che compongono la vita quotidiana di un soldato in guerra; e la solitudine, il rimorso, la disperazione che accompagnano ogni uomo nella vita in tempo di pace.

Interviste americane
Oscar Wilde
A cura di Edoardo Rialti

280 pp
23 €
Edizioni Lindau

Il 3 gennaio 1882 Oscar Wilde arriva a New York per alcune conferenze sull’Estetismo. Ha solo 26 anni ma è già noto e «chiacchierato». Conteso dai salotti della buona societò inglese, è il bersaglio di parodie e caricature feroci, che prendono di mira il suo abbigliamento non allineato ai canoni vigenti, l’originalità un po’ trasgressiva del suo stile di vita e le istanze di un movimento che vuole cambiare il modo di fare arte. Wilde resterà in America per un anno intero, spostandosi di città in città, da una costa all’altra degli Stati Uniti e dal Canada al Messico. Terrà conferenze, frequenterà i salotti e le personalità più in vista, soddisferà la curiosità della gente comune e accetterà innumerevoli richieste di interviste da parte di frotte di giornalisti e inviati che lo tallonano negli alberghi e negli spostamenti.
La lettura di queste interviste – pubblicate in Italia per la prima volta in questo volume – ci restituisce il ritratto autentico della società americana e inglese dell’epoca, ma soprattutto ci permette di ascoltare, in presa diretta, la voce della grande personalità di Wilde, all’inizio della fase ascendente della parabola che gli porterà successo e fama prima di farlo sprofondare nel buio del processo, della prigione e della solitudine. Quello che si rivela, attraverso dialoghi serrati fitti di provocazioni e paradossi, è lo stesso spirito profondo e sensibile che, con Il ritratto di Dorian Gray, le commedie brillanti e le sue fiabe piene di poesia, non ha mai perso il favore dei lettori e da allora continua a parlare e affascinare tutti.

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