I brividi del venerdì: Gotico americano

È veramente esistito un G. Gordon Gregg.
Gli studenti di storia americana possono riconoscerlo come Herman W. Mudgett, sebbene lui preferisse lo pseudonimo allitterativo di H.H. Holmes.

( Dalla postfazione di Gotico americano )

Siamo nel 1893, l’anno della Fiera Mondiale Colombiana _ una sorta di antenato del moderno Expo _ , inaugurata a Chicago per festeggiare i 400 anni dalla scoperta dell’America.
Nei pressi della Fiera, G. Gordon Gregg ha fatto costruire “il Castello”, un palazzo dalle fattezze di un maniero, adibito al contempo come farmacia e albergo. Il Castello possiede infatti numerose stanze, alcune delle quali del tutto celate alla vista, collegate fra loro tramite ingegnosi passaggi segreti. Una stravaganza calcolata dal suddetto farmacista per mettere in atto indisturbato i suoi crimini: il dottor Gregg, infatti, è un sadico assassino, oltre che un avido truffatore.
Così, per una serie di eventi, la giovane giornalista Crystal fa la sua conoscenza con il presunto dottore e, dopo aver indagato sul suo passato, comincia a collegare tra loro le scomparse di alcune donne e a sospettare dell’uomo.
Crystal decide di investigare in prima persona, anche se la cosa si rivelerà più complicata del previsto, nonché più pericolosa.

I mostri non esistono

Non è la prima volta che Robert Bloch prende spunto dalla realtà per i personaggi delle sue storie; in Psycho, il romanzo più famoso dell’autore, l’altalenante figura di Norman Bates era stata ispirata da Ed Gein, il “Macellaio di Plainfield”, noto per aver “addobbato” la sua casa con parti di corpi umani.
Il protagonista di Gotico americano risponde invece alla figura di un altro famoso serial killer, H.H. Holmes, il cui vero nome era Herman Webster Mudgett, al quale vengono attribuiti più di un centinaio di omicidi.
Esattamente come accade nel libro, Holmes fece costruire un palazzo di tre piani, denominato “il Castello”, dove passaggi segreti, labirinti e cunicoli senza uscita fungevano da vere e proprie trappole mortali per le sue vittime.

H.H. Holmes e il suo "Castello".
H.H. Holmes e il suo “Castello”.

Ma contrariamente ad Holmes, la finalità dell’omicidio per Gregg non è esclusivamente il piacere sadico e perverso che ne ricava (sebbene poi conservi i cuori delle sue vittime sotto vetro), ma il profitto economico che ne può guadagnare.
Altra differenza rispetto al vero serial killer, sta nel comportamento e nelle peculiarità del personaggio fittizio: uomo estremamente affascinante e galante, il dr Gregg può contare anche sulle sue doti di eccellente ipnotista che, oltre ai suoi modi da perfetto gentleman, gli permettono di attirare facilmente le sue vittime, per lo più donne, che seduce con false promesse di matrimonio e amore eterno; ma come un moderno Barbablù, le future mogli vengono opportunamente eliminate nel momento in cui Gregg ha raggiunto il suo scopo, ovvero svuotarne il conto in banca.

Conclusioni

Da una vicenda reale intrigante, per quanto macabra, Bloch ne ha ricavato una trama piuttosto insipida, con personaggi fastidiosamente ridicoli, a tratti stereotipati, dotati di una caratterizzazione psicologica alquanto spicciola e banale, il tutto accompagnato da uno stile narrativo puerile.
I sospetti, le deduzioni e le scoperte di Crystal riguardo il dottore sono dettate esclusivamente dalla volontà dell’autore che non sa come fare per avviare la storia, ma non vengono supportate da fatti concreti.

Insomma, prometteva bene ma si è rivelato un fiasco. Questa volta, per me, Bloch ha toppato.
Molto meglio i racconti.

Voto: ★★

Giovedì: Libero _ Il Fumetto: La Maschera della Morte Rossa

Avete presente il racconto “La mascherata della morte rossa” di Edgar Allan Poe?
Ecco, allora potete leggere l’omonima graphic novel, edita Kleiner Flug, scritta da Marco Rocchi e disegnata da Giuseppe Dell’Olio.

Ispirato al racconto dell’autore noir per eccellenza, questo fumetto ne riprende le fila per evolverne la trama e mostrare gli avvenimenti che si susseguono all’interno del castello del principe Prospero durante l’isolamento coatto per sfuggire alla temibile epidemia di peste, nota con il nome di Morte Rossa.

Per intrattenere i suoi ospiti e sfuggire alla noia della prolungata clausura, Prospero organizza una grande festa, suddivisa in sette stanze: ogni stanza è dedicata a un dato piacere e colore, ed è presieduta da uno dei sette lord più fedeli del sovrano.
Piaceri discutibili, piaceri promiscui e perversi ai quali lasciarsi impunemente andare, mentre aldilà delle mura cintate impervia la morte.
Non tutti però sono dediti ai festeggiamenti; c’è infatti un giovane menestrello in cerca di una vendetta che non esiterà a compiere, grazie al patto con la Morte Rossa stessa.

In questa rivisitazione moderna, il principe Prospero e la sua corte vengono ritratti ancora più malvagi e senza remore di come non sia in realtà nel racconto di Poe.

Le sette stanze dedicate a sette piaceri diversi, rappresentano chiaramente i sette vizi capitali.

Rispetto al racconto, più velato, più misterioso e poetico, il fumetto perde la sua delicatezza grazie alle esplicite scene disegnate e ad una trama resa ancora più dark e, in senso lato, più ‘volgare’.

I disegni ‘sporchi’, volutamente spuri, grotteschi, e le tonalità scure e cupe, contribuiscono a rendere l’atmosfera del racconto illustrato ulteriormente macabra.

Conclusioni

L’idea di fondo è buona, i disegni sono apprezzabili, congeniali alla cupezza della storia.
Ma, c’è un ma; la trama e la sua trasposizione grafica, condensata in una novantina di pagine, l’ho trovata troppo frettolosa, grezza, a tratti grossolana.
In definitiva, lascia poco. Poteva uscirne qualcosa di più ricercato con un po’ di studio in più.
Al costo di 17 euro, lo consiglio per i veri appassionati.

Voto: ★★★