Giallo martedì: Le tre bare

John Dickson Carr. Digitate questo nome su Google. Troverete un’innumerevole serie di libri scritti da questo autore, la cui reperibilità si riduce a ben pochi; uno di questi è Le tre bare, riconosciuto come uno dei migliori romanzi sull’enigma della camera chiusa.

Primo membro americano del Detection Club e scrittore prolifico, quasi dimenticato, il nome di Carr riecheggia forse maggiormente nella mente degli appassionati del genere come il creatore di Gideon Fell, protagonista di questo sesto romanzo della serie sull’ingegnoso dottore.

Trama

In una gelida notte di febbraio, viene commesso un omicidio. Charles Grimaud, illustre professore dell’occulto, viene trovato in fin di vita all’interno del suo studio. La porta è chiusa a chiave dall’interno e sulla neve all’esterno della casa non ci sono impronte. Un bel dilemma per il sovrintendente Hadley ed il suo celebre amico, il dottor Gideon Fell.
La faccenda si presenta fi
n da subito astrusa e non poco complicata; tre sere prima, infatti, il professor Grimaud aveva ricevuto la visita di uno strano figuro: un uomo inquietante che andava farneticando di bare e vendette fratricide. Normale, quindi, pensare subito a Pierre Fley, l’individuo delle minacce, come probabile assassino. Ma il mattino dopo la morte di Grimaud, si diffonde la notizia di un’altra morte misteriosa: Fley è stato trovato assassinato in mezzo alla strada, di nuovo la neve intatta intorno al cadavere e la presenza di tre passanti che hanno udito lo sparo, ma non hanno visto nessuno.
Il caso si infittisce; scavando nella vita di Charles Grimaud, riemerge dal passato una fosca vicenda avente a che fare con terre lontane, crimini, prigioni e tre bare, da una delle quali sembra essere riemerso un fantomatico fratello Henri, ora in cerca della sua vendetta.

L’impossibile
Come afferma fin da subito il narratore:

” bisogna presumere che qualcuno stia dicendo la verità “

Il problema del mistero di questo romanzo, però, è che tutti dicono la verità. No, mi correggo, non tutti; una persona non dice la verità, ma non è l’assassino.

Riesaminando i fatti della serata in cui è morto Grimaud, ci accorgiamo di una tremenda verità:
– Uno sconosciuto mascherato, presumibilmente Fley, entra in casa Grimaud. Madame Dumont, la governante, si dirige allo studio al secondo piano per annunciare il visitatore.
– La figlia di Grimaud, Rosette, e l’amico Mangan, si trovano nel salotto a pianterreno. Lo sconosciuto si rivolge a loro come Pettis, amico del professore. I due vengono chiusi a chiave nel salotto.
– Mills, il segretario di Grimaud, e madame Dumont controllano la porta dello studio presso la quale è entrato il visitatore mascherato.
– Drayman, amico di vecchia data di Grimaud, dorme nella sua camera, sotto effetto di sonniferi.
– Burnaby, pittore amico di Grimaud, è a giocare a poker.
– Pettis è a teatro.

Tutti hanno un alibi di ferro, e se in un gruppo tutti i sospettati sono presumibilmente innocenti, per forza di cause maggiori ci sarà un elemento x esterno al gruppo che sarà il colpevole. Quindi, il colpevole sarà certamente Fley. Ma Fley viene trovato morto. Dunque, senza più x, l’omicida sarà y, il fratello Henri.
Ma il fratello Henri non esiste. Allora chi resta?
Ricordate però che un elemento α del gruppo mente, ma non è l’assassino.

Non arriverete mai alla soluzione se non considererete l’intera vicenda da una prospettiva del tutto opposta, e anche allora vi saranno certe questioni di non poco conto da risolvere, come ad esempio l’assenza di qualsivoglia traccia sulla neve.

I personaggi

La caratterizzazione dei personaggi in generale è ben costruita, sebbene inizialmente si abbia qualche difficoltà nell’inquadrare ciascun soggetto; Carr è molto pedante nel descrivere gli atteggiamenti dei singoli personaggi, ledendo perciò alla naturalezza dei suoi ‘attori’.
Le figure meglio riuscite sono sicuramente quelle del sovrintendete Hadley e del dottor Fell.

Essendo le Tre bare il sesto romanzo avente per protagonista Gideon Fell, il personaggio del dottore non viene presentato in alcun modo, tanto che pensavo che l’appellativo di “dottore” fosse in riferimento ad una sua formazione medico-scientifica _cosa rivelatasi totalmente errata in quanto Fell non è molto ferrato in materia_ ; il titolo di dottore viene dalle sue lauree in lettere e filosofia.
Il metodo investigativo del dottore è sicuramente intuitivo; non è assolutamente un detective dal metodo scientifico e dell’azione come invece è Sherlock Holmes (il cui autore è molto apprezzato da Carr, che ne scrisse, tra l’altro, la biografia), anzi si potrebbe dire che è la sua nemesi.
La figura del dottor Fell, come affermerà Carr, è ispirata ad un altro noto autore del giallo, Gilbert Keith Chesterton.

Esperto conoscitore del romanzo poliziesco, è proprio ne Le tre bare che il dottore tiene forse il più famoso discorso sull’enigma della camera chiusa, in cui elenca ed analizza i sette principali metodi per compiere un omicidio in una stanza sigillata, facendo anche riferimento ad altre opere ed autori reali, come Gaston Leroux, Anna Katharine Green, Edgar Allan Poe, Thomas Burke, Jacques Futrelle, Melville Davisson Post, Israel Zangwill ed il sopracitato Chesterton.
Inoltre, in questa sua conferenza, Fell rompe la quarta dimensione rivolgendosi direttamente al lettore, suscitando un’ ironica perplessità in chi legge.

«Ma» interloquì Pettis «se vuole analizzare situazioni impossibili, perché parlare di romanzi polizieschi? »
«Perché» rispose il dottore, tranquillamente, «ci troviamo in una storia poliziesca e non dobbiamo ingannare il lettore fingendo che non sia così. Non dobbiamo inventare scuse elaborate per tirare dentro una discussione sui racconti polizieschi. Occupiamoci beatamente della più esaltante missione concessa ai personaggi di un libro. »

Conclusioni

Leggendo i vari commenti su Anobii, ho notato che la maggior parte dei lettori si lamentava della spiegazione finale, definita troppo prolissa e pedante, ma a me pare evidente che sia così; come capire altrimenti il macchinoso svolgersi degli eventi? Non trovo che questo sia il peggior difetto del libro, anzi, una spiegazione minuziosa è dovuta per chiarire le vicissitudini di un mistero tanto intricato.
L’unica pecca, semmai, sta nella verosimiglianza di tutto l’ambaradan messo in scena dal colpevole e della solita, inaccessibile genialità del detective romanzesco, ma appunto, si tratta di una pecca che si ritrova in tutti i gialli classici.
Quindi sì, la soluzione è inarrivabile, il delitto troppo mistificato, il dottor Fell troppo “fantasioso” e arguto; ciò nonostante si tratta di una trama affascinante, merito soprattutto della suggestiva, quanto torbida, vicenda delle tre bare, che permea l’intero romanzo di un’aurea sinistra e accattivante.

Voto: ★★★½

La storia del mercoledì: Anna Bolena, una questione di famiglia

«Questa è la sanguinosa storia della morte di Anna Bolena, ma è anche molto altro. Ecco a voi la più grande scrittrice di lingua inglese contemporanea». Con queste parole Hilary Mantel è stata insignita del secondo Booker Prize della sua vita, con il quale è diventata la scrittrice più premiata del 2012.

Così viene riportato sulla quarta di copertina.

Le cose sono due: o sono pazzi gli altri, o sono pazza io.

Sia chiaro che non intendo fare una recensione vera e propria perché non sono neanche riuscita a finire di leggere questo libro (il che equivale a un grande smacco per me); a dire la verità non vorrei neanche parlarne, ma sento il bisogno di dire la mia.

Continua a leggere