La storia del mercoledì: Anna Bolena, una questione di famiglia

«Questa è la sanguinosa storia della morte di Anna Bolena, ma è anche molto altro. Ecco a voi la più grande scrittrice di lingua inglese contemporanea». Con queste parole Hilary Mantel è stata insignita del secondo Booker Prize della sua vita, con il quale è diventata la scrittrice più premiata del 2012.

Così viene riportato sulla quarta di copertina.

Le cose sono due: o sono pazzi gli altri, o sono pazza io.

Sia chiaro che non intendo fare una recensione vera e propria perché non sono neanche riuscita a finire di leggere questo libro (il che equivale a un grande smacco per me); a dire la verità non vorrei neanche parlarne, ma sento il bisogno di dire la mia.

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La storia del mercoledì: I pilastri della Terra

Il trionfo spropositato di certi libri io non riesco a capirlo. Per esempio, I pilastri della Terra di Ken Follett, annoverato tra i successi editoriali degli ultimi anni, è stato per me di uno sbigottimento fuori dal comune.
Leggendo i vari commenti in rete, vedendo le critiche positive e il successo ricevuto, ho pensato bene di cimentarmi anch’io nella lettura delle 1030 pagine che compongono questo libro. Risultato? Delusione totale, oltre a un risentito sconcerto.

 

 

Beautiful ai tempi dell’Anarchia

L’epoca storica in cui si svolge la trama è il XII secolo, gli anni della guerra civile (o Anarchia) inglese che vede contrapposti i cugini Stefano di Blois (o d’Inghilterra) e Matilde (o Maud), e l’assassinio di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury.
Su questo sfondo colorito di sangue assistiamo al dipanarsi della vita di Tom il costruttore e famiglia, la “strega/selvaggia” Ellen e suo figlio Jack Jackson, l’ex nobildonna Aliena di Shiring e il frate/priore Philip da una parte, quella dei cosiddetti buoni; il “figlio di Satana” William Hamleigh e il vescovo “cornacchia” Waleran Bigod dall’altra, i cattivi irrecuperabili.
Tom ha un unico chiodo fisso nella testa, ovvero costruire una sua cattedrale, chiodo che si conficcherà a sua volta nella testa del futuro figliastro Jack, il quale si innamora della bella, quanto spocchiosa, Aliena, che però mostra un’iniziale resistenza al suo amore in quanto violentata in gioventù dal suo ex promesso sposo, lo stupratore incallito William, il quale a sua volta ha un terrore micidiale dell’inferno e del priore Philip, che non manca di ricordargli le conseguenze delle sue azioni nell’aldilà, le quali vengono poi “perdonate” tramite confessione dal meschino Waleran, ambizioso vescovo di Kingsbridge.
In questa trama alla Beautiful ( e io ve ne ho fatto un succo dimagrante, non crediate sia tutto qui!), che tra l’altro l’autore avrebbe potuto ridurre di almeno 500 pagine tanto sono inutili, ogni tanto si trovano certe scemenze e assurdità che ti farebbero venir voglia di prendere il libro e scaraventarlo dalla finestra, col rischio di ammazzare qualche povero passante innocente.
Uno degli esempi che più mi ha lasciata basita, sconcertata e interdetta è quello di quando Tom e i suoi figli sono mezzi morti dalla fame, svenuti nella foresta: arriva Ellen che li vede emaciati e stramazzati al suolo, e lei che fa? Si preoccupa che stiano bene? Accorre per aiutarli? Semplicemente li ignora? No! Si piomba su Tom e ci fa sesso! Cioè, così, di punto in bianco e per di più con uno che non ha manco la forza di reggersi in piedi!…Ora, io mi domando e dico, MA PERCHÉ?! Dove sta il senso, oltre alla verosimiglianza, di una cosa del genere?! No, questa veramente va oltre l’umano comprendonio delle mie facoltà intellettive, mentre le altre illogicità le ho direttamente rimosse dal mio cervello.

I cattivi e gli stolti

Se sul piano della Storia si assiste alla disputa tra i due cugini reali, su quello della storia del libro si partecipa comunque ad una sorta di guerra, di scontro, di lotta continua tra il bene e il male; tutta la banda dei buoni viene continuamente attaccata da William e la sua cricca di criminali incalliti. Perché? Semplicemente perché William Hamleigh è l’incarnazione del male e della stupidità sulla Terra; cattivo fino all’inverosimile, è prepotente, uno psicopatico, un sadico sessuale che passa metà della sua giornata a stuprare donne e l’altra metà a uccidere poveracci. Alcune scene sono di una volgarità esasperante e totalmente inverosimili, giusto per “scioccare” il lettore.
Inviperito a morte dal rifiuto di Aliena di sposarlo, cerca di torturarla in ogni modo possibile; abusare fisicamente di lei non è stato abbastanza, deve distruggerla su tutti i piani, morale ed economico. Deve soffrire peggio di un cane perché ha osato rifiutarlo. No, rendiamoci conto della pazzia di quest’uomo!
Così, praticamente, l’intero romanzo è un continuo susseguirsi di vittorie e sconfitte, prima dei buoni, ora dei cattivi, e viceversa.
Se per quanto riguarda il lato malvagio troviamo il suo massimo esponente in William Hamleigh e nel vescovo Waleran Bigod (perché è un bel figlio di buona donna pure lui), sul lato del bene troviamo i principali abitanti del villaggio di Kingsbridge: Tom, Philip, Jack, Aliena e bla bla.
Ma se William, ripeto, incarna alla perfezione il diretto discendente del diavolo, non si può certo dire che i buoni siano poi così buoni. E meno male, perché sennò si cadrebbe davvero sul ridicolo; buoni e cattivi come nelle fiabe, anche se comunque la caratterizzazione dei personaggi si rivela ugualmente improntata sullo stile fiabesco: eroi e antagonisti, fine. Niente di più banale e superficiale.
Ma il vero problema, in realtà, è che sono tutti odiosi, chi per un motivo e chi per un altro: Tom e Jack che sono ossessionati da ‘sta cavolo di cattedrale da costruire, Aliena che non fa altro che tirarsela manco ce l’avesse d’oro, ed Ellen che fa sempre la ribelle nonostante l’età. Il priore Philip, sebbene sia il più giustificabile per la sua smania di rendere il villaggio di Kingsbridge ricco e prospero, è comunque pesante e noioso.

Il genere e lo stile

Innanzi tutto, partiamo dalla classificazione del genere in cui viene inserito I pilastri della Terra: storico-mistery.
Romanzo storico? Mistery? Ma per favore!
Intanto, ciò che rende un romanzo storico non dovrebbe essere la presenza di qualche data e di qualche personaggio realmente esistito qua e là _ o non solo quello almeno _, ma bensì la capacità di immergere il lettore nella Storia e di far rivivere certe atmosfere e quotidianità ormai perdute (personalmente ritengo che in questo, tra i libri letti fin’ora, l’unica in grado di suscitare tutto ciò sia Philippa Gregory).
Io qui non ho percepito niente di tutto questo.
Poi, per quanto riguarda il mistery, qui dovrebbe essere tale solo perché nel proemio si parla di un’impiccagione e per il resto delle mille pagine si riaccenna al morto sconosciuto, sì e no, 3 volte?! Un mistero è qualcosa di celato, sì, ma anche di svelato, a poco a poco, in un crescendo lineare e più o meno continuo; qui ci si dimentica addirittura di tale “mistero” (che, per la cronaca, si riesce a risolvere da soli già a metà libro, se non prima, senza bisogno di arrivare alla spiegazione delle ultime pagine)!

Per ciò che concerne le capacità narrative, apparte le descrizioni inerenti l’architettura, che sono dettagliate e pignole fino all’esasperazione (e quindi alquanto superflue e odiose per un comune lettore ignorante in materia come me), il resto delle ambientazioni, delle azioni dei personaggi, eccetera, risultano piuttosto sempliciotte ma confusionarie, rendendo difficile al lettore (o per lo meno a me) capire esattamente cosa, come e dove stia succedendo una determinata cosa; mentre lo stile narrativo ( e qui la colpa può essere semplicemente del traduttore) è prosaico e, oserei dire, quasi puerile, sebbene ciò renda molto scorrevole (perché semplice) la lettura.

Insomma, Ken Follett ne avessi azzeccata UNA!

Conclusioni

Romanzo d’avventura e d’amore (sorrido), storico (rido), mistery ( piango, non si sa bene se dalle risa o dalla disperazione), questo libro ha messo a dura prova il mio amore incondizionato per i libri, belli o brutti che siano, tentandomi, pagina dopo pagina, di gettarlo nella pattumiera, inzupparlo ben bene di benzina e dargli impietosamente fuoco.
E poi su internet leggi parole quali: “capolavoro”, “stupendo”…vabbè. Resta il fatto che ho sprecato un mese a leggere spazzatura.

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