Lunedì narrativa: La camera azzurra

Dopo un lungo periodo di stasi, finalmente ho ripreso seriamente in mano un libro, e quale piacere ritornare alla lettura con un bel romanzo quale La camera azzurra di Georges Simenon.
Scritto nel 1963, La camera azzurra è una sorta di combinazione tra Lo straniero di Camus ed il film Attrazione fatale, con Glenn Close e Michael Douglas. Riuscite a immaginare un connubio del genere?

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La “camera azzurra” è il ritrovo di due amanti, Tony e Andrée; entrambi sposati e residenti in un piccolo borgo della Francia degli anni ’60, i due hanno stabilito di vedersi nella camera dell’hotel del fratello di Tony, nel paese vicino, tronfi della loro passione e certi della loro discrezione.
La stanza nella quale si incontrano segretamente da ormai quasi un anno, è appunto la camera azzurra, così soprannominata per via della tinta color liscivia delle pareti.

Ma la camera azzurra non è solo un luogo di sordidi incontri amorosi; la camera azzurra è un mondo a se stante, irreale e trasognato, dove la vita di tutti i giorni diventa evanescente, anzi di più, praticamente non esiste. La camera azzurra è il dominio dell’eros, dell’appagamento fisico e spirituale che ne deriva, il luogo dove il tempo non esiste e le parole perdono di significato.
O almeno così pensava Tony.
Già, perché proprio a causa di quelle parole, sfuggite superficialmente dopo il compiacimento carnale, la vita dell’uomo non sarà più la stessa.

« Ti piacerebbe passare con me il resto della tua vita? ».
Registrava automaticamente le parole di Andrée senza prestarvi una particolare attenzione. Non più di quanto facesse con le immagini o gli odori. Come poteva sapere che avrebbe rivissuto quella scena decine e decine di volte?

Una leggerezza fatale quella di Tony, che lo porterà a vivere la sua famiglia forse più intensamente di quanto abbia mai fatto, ma allo stesso tempo lo travolgerà in una spirale senza uscita, fatta di ansie e sensi di colpa, di penose inchieste giudiziarie e interrogatori coatti.
Perché alla sensuale e volitiva Andrée non basteranno più le parole, ma vorrà i fatti, che Tony lo voglia o meno.

Come già detto, La camera azzurra presenta alcune caratteristiche che immancabilmente hanno rievocato il ricordo del celebre romanzo di Camus; sebbene Simenon non sia interessato a ricercare dei risvolti esistenzialisti all’interno della sua storia, il protagonista Tony ripresenta certi aspetti simili a quelli di Meursault: il vivere passivamente, trascinato più dagli eventi che dalla stessa volontà, quelle parole dette senza un motivo apparente, ancora annebbiato dopo la passione, come Meursault che, sulla spiaggia, sotto l’effetto del sole cocente, spara ad un uomo senza un intento ben preciso; o ancora, quando dinanzi alla morte dei propri cari, sembrano non provare alcuna emozione, passando così per cinici, insensibili, di fronte alla comune morale di una società tassativa; il disinteresse e l’apatia durante il processo.

Andrée è la tipica femme fatale; bella e apparentemente algida, è una donna spregiudicata che non esita a sedurre Tony, sicura del suo fascino e decisa fortemente ad ottenere ciò che vuole. La sua tresca con il suo amante è qualcosa di più per lei: il suo diventa presto un amore avido, molesto, tanto da trasformarsi in pura ossessione; ed ecco che la figura di Andrée si evolve da femme fatale a vera e propria dark lady.

Lo stile di Simenon è caratterizzato da una prosa semplice, pulita, essenziale.
L’intera struttura del romanzo si basa su un gioco di alternanze temporali tramite un sapiente uso di analessi interne, senza una netta divisione tra il passato e il presente, di modo che essi finiscono per fondersi in un tutt’uno, in un unico tempo narrativo, aggiungendo così una certa dinamicità al racconto che, sebbene leggermente dispersivo, non disturba affatto la lettura.

Conclusioni

La camera azzurra è un romanzo di circa 150 pagine ma, pur nella sua brevità, riesce in modo eccellente ad esporre passioni, ossessioni, rimorsi e angosce.
Non un capolavoro, sia chiaro, ma decisamente ne consiglio la lettura, anche solo per staccare la spina per un pomeriggio, o poco più.

Voto: ★★★★